Cosa sono i Disturbi Alimentari Psicogeni
Si tratta di una serie di disturbi caratterizzati da una alterazione del comportamento alimentare e vanno considerati all’interno di un continuum che vede, tra le principali categorie, quelle della Anoressia Nervosa e della Bulimia Nervosa.
La frequenza di questi disturbi è piuttosto elevata, in particolare nella cultura occidentale e nella popolazione femminile, per quanto risultino essere in notevole aumento anche all’interno di quella maschile.
I primi sintomi dell’Anoressia compaiono in genere tra i 13 e i 18 anni, i sintomi della Bulimia tra i 12 e i 35 anni, per quanto quest’ultima sia caratterizzata da un andamento bimodale, ossia da un secondo picco che può comparire intorno ai 40-45 anni.

Anoressia Nervosa
E’ caratterizzata da una alterata percezione del proprio peso corporeo e della propria immagine corporea in termini di forma e dimensioni.
La ricerca della magrezza è continua ed è accompagnata da un intenso timore di acquistare peso anche quando si è evidentemente sottopeso (si considera sottopeso un individuo con un peso corporeo al di sotto dell’85% del peso normale per età ed altezza oppure è possibile fare riferimento al BMI, Indice di Massa Corporea, rapporto fra peso in chilogrammi e quadrato dell’altezza in metri, ponendo come limite minimo un BMI minore o uguale a 17,5 Kg/m²).
Nel corso della giornata, il cibo, il calcolo delle calorie, i sistemi escogitati per saltare i pasti, il controllo del proprio peso corporeo diventano i pensieri principali per la persona affetta da questo disturbo. Ad una ferrea restrizione alimentare si affianca spesso una intensa attività fisica.
Nelle donne, come conseguenza di un repentino ed eccessivo calo ponderale, subentra amenorrea, cioè assenza dei cicli mestruali.
L’Anoressia si accompagna spesso ad un rifiuto di ammettere la gravità della propria condizione di sottopeso.
Si distingue in una forma caratterizzata da restrizioni alimentari, in cui il soggetto si limita a privarsi del cibo nonostante la fame sia una sensazione avvertita ma tenuta sotto controllo e in una forma in cui si accompagna ad abbuffate e/o condotte di eliminazione, come vomito autoindotto, uso di lassativi e diuretici successivamente alla assunzione di cibo.
L’autostima di questi soggetti è strettamente connessa alla loro forma fisica e al peso corporeo. La perdita di peso, infatti, viene considerata da loro come un grande successo, un segno della loro forza e capacità di autodisciplina mentre l’aumento di peso viene vissuto come una sconfitta e segno di una loro incapacità di controllo.

Bulimia Nervosa
Anch’essa è caratterizzata da una alterata percezione del proprio peso corporeo e della propria immagine corporea in termini di forma e dimensioni.
In essa, contrariamente a quanto accade nei soggetti affetti da Anoressia, gli individui mantengono generalmente un peso nella norma, per quanto alcuni possano essere lievemente sottopeso o sovrappeso; è presente un comportamento di abbuffate alimentari e condotte compensatorie.
Le abbuffate si caratterizzano per un’assunzione incontrollata di grandi quantità di cibo, generalmente ad alto contenuto calorico, in un definito periodo di tempo: quantità di cibo significativamente maggiori di quelle che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili (DSM IV – TR).
Le condotte compensatorie (vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici, enteroclismi, digiuno, attività fisica eccessiva) hanno l’obiettivo di “neutralizzare” l’abbuffata, alleviare il senso di colpa che ne consegue e prevenire l’aumento di peso.
I soggetti bulimici, generalmente, negano l’esistenza del problema con gli altri ma riconoscono che la loro alimentazione è anormale.
I livelli di autostima, in questi soggetti, sono fortemente influenzati dalla forma e dal peso corporei.

Disturbi Alimentari e Identita’
I Disturbi del Comportamento Alimentare esprimono una problematica ben più profonda del semplice rapporto col cibo e della semplice ricerca di magrezza per adeguarsi ai canoni vigenti di bellezza.
Il punto centrale di questi disturbi, infatti, è il rapporto con la propria identità, con la propria autostima, con il proprio senso di inadeguatezza e incapacità personale, con l’estremo bisogno di ottenere ammirazione e conferma, soprattutto dalle persone più significative, ma al tempo stesso di ritagliarsi un proprio spazio di autonomia ed individualità.
Si tratta di soggetti che in certi casi non si sentono del tutto padroni di se stessi, dei propri comportamenti nonché dei propri bisogni e desideri, ma si sentono sotto l’influenza di riferimenti esterni (in genere le persone significative del loro contesto familiare) che, troppo presenti, ne determinano un senso di annullamento. Questi individui arrivano a sentirsi pilotati dall’esterno nelle aspettative, nei desideri, negli impulsi, nei sentimenti, nei pensieri, nelle emozioni e questo implica, ad un certo punto, la necessità di opporsi a tutto ciò per non sentirsi del tutto espropriati della propria esperienza.
In altri casi, invece, l’assenza di questi riferimenti esterni (dalla lieve disattenzione fino alla completa sparizione dell’altro) ne genera un senso di disorientamento e di incapacità a guidarsi da soli, di inconsistenza e inadeguatezza con un conseguente vissuto di vuoto.
I Disturbi del Comportamento Alimentare rappresentano delle modalità patologiche di regolare il disagio derivante dal prevalere dell’alterità su di sé oppure dall’assenza di un riferimento esterno.
Gli individui affetti da questo genere di problemi lottano contro gli altri ma lottano anche contro l’assenza degli altri e lottano contro se stessi pur di darsi un centro.

Terapia
Il punto di partenza di qualsiasi terapia dei Disturbi Alimentari Psicogeni è la comprensione del disagio e del senso che assume il malessere che affligge la persona che soffre di tali problematiche, questo prendendo in considerazione il fatto che i disturbi alimentari rappresentano la manifestazione esteriore di un problema che è ad un livello più profondo.
E’ necessario ricostruire l’esperienza viva che è alla base della manifestazione dei sintomi per poter intervenire sull’origine del disturbo e, quindi, poterlo risolvere.
L’obiettivo principale diventa, quindi, quello di regolare il disagio attraverso una messa a fuoco del problema con conseguente miglioramento del comportamento alimentare.